Il presidente del Comitato Regionale Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby , Giovanni Poggiali, imprenditore, fondatore ed ex presidente del Romagna, in carica dal 2016, segna una linea di discontinuità rispetto al pluridecennale predecessore Mario Spotti per il fatto di non essere filo-presidenziale bensì del movimento «Pronti al cambiamento» il cui candidato alle ultime elezioni federali, Amerino Zatta, raccolse oltre il 40% delle preferenze.

Alcune voci lo darebbero tra i papabili perla corsa alla prossima presidenza Fir: «Dopo i mondiali verrà fatto il nome del candidato; nella lista c’è anche il mio: lo reputo uno sbocco naturale visto il mio percorso» conferma Poggiali.

Tre anni fa auspicava un aumento del 20% del numero di tesserati; la realtà, ahimè, è differente. «Un po’ di strada ne abbiamo fatta. Serviva un cambio di marcia per il settore tecnico e credo ci possa essere soddisfazione. Come successi ci siamo e il femminile cresce. Purtroppo c’è un calo dei tesserati, ma è un problema di tutto il movimento italiano».

Nell’ultima stagione i tesserati a Parma sono stati 2331, di cui 1186 giocatori maschi e 102 femmine, il resto è personale di società, con un balzo in avanti per il Colorno e un trend positivo anche per la Rugby Parma. Il saldo di Parma (+1o) è l’unico positivo insieme a Forlì-Cesena (+59) rispetto alla stagione precedente mentre spicca in negativo Reggio Emilia (-104). Il dato dei giocatori a Parma (1288) è in linea con la stagione 2017/18, ma ben al di sotto rispetto alla 2015/16 (1351).

Il dato complessivo regionale è impietoso: 6018 giocatori tesserati, il dato peggiore da otto anni a questa parte (nella stagione 2016/17 erano 6811). «E’ tantissimo. Una nota dolente nazionale, anche se caliamo meno di altre regioni.

Dobbiamo tornare alle fondamenta dei club, creare case accoglienti, che è un fatto di cultura. Se uno si trova bene in un posto, anche se l’impianto è un po’ vecchio sta lì».

Anche perché il mantra «la nazionale tira il movimento» non funziona più granché: «E’ un dato di fatto, purtroppo. Il Comitato, per quello che può, deve cercare di far tornare al centro il club e la sua socialità; senza la cultura di base puoi avere anche una nazionale forte ma finito un ciclo … ».

Alcune novità sono previste per la nuova stagione, sia su base nazionale (Under 16) che Bisogna trasformare i diversi club in case accoglienti per iniziativa del Crer (Under 14 e minirugby). Nell’Under 16 saranno aboliti i gironi Elite per far posto a un campionato con prima fase regionale a suddivisione meritocratica-territoriale, una seconda interregionale di 8 squadre (le altre proseguiranno la fase regionale) che qualificherà alle finali scudetto. Giovanili significa anche la possibilità di fare franchigie: «Non in tutti i posti la franchigia funziona, in alcuni è intelligente farla. La si fa prima nella testa e nel cuore dei dirigenti, non su un pezzo di carta: è una questione di sensibilità culturale e sportiva».

Tra le società di cui si può vantare il Comitato figurano le Zebre, croce e delizia parmigiana: «C’è un problema di identità, evidentemente, che non è un gioco da ragazzi costruirla. A mio avviso è mancata questa priorità; l’operazione della “privatizzazione” non andò a buon fine perché non venuta dal basso ma calata dall’alto. Io non vedo altro posto che Parma per le Zebre, terra dove c’è una storia di rugby importante: è il campo dove questa quercia deve continuare a crescere. La bella e completa Cittadella del rugby, poi, non è sfruttata appieno, anche in quell’ottica».

Intervista di Paolo Mulazzi per la Gazzetta di Parma del 31 Luglio 2019