Parma, 5 agosto 2021 – Dopo il saluto a Stefano Romagnoli il Comitato Regionale Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby da il benvenuto al nuovo responsabile tecnico regionale: Stefano Raffin.
56enne nato a Napoli, si è formato rugbisticamente nelle giovanili della Partenope Rugby di Napoli, squadra in cui ha militato anche il padre. La carriera ovale ha portato Raffin ad allenare ad Udine, a Casale sul Sile (TV), a Conegliano (TV) e poi ad Imola (BO), passando dall’Under 6 di Udine alla promozione in serie B dell’Imola Rugby fino al seven. Raffin è preparatore atletico-fisico e Responsabile Sviluppo Club della Federazione Italiana Rugby.
Come ti sei avvicinato al rugby e che esperienza puoi condividere coi tecnici dei 60 club affiliati al CRER?
Il rugby è parte sostanziale della mia vita. Figlio d’arte, vengo da una famiglia di sportivi e rugbisti e lo sport, ed i suoi principi e valori, in generale sono stati la dorsale della mia personale formazione. Nel tempo ho ampliato molto le mie conoscenze e studi e oltre al rugby, che mi ha portato a girare, in veste di allenatore e direttore tecnico, parecchi club. In Veneto ed in Emilia Romagna ho allargato il campo raggiungendo la qualifica di Istruttore in FIDAL (Atletica Leggera) e Tecnico federale FIPE (Federpesistica). Una lunga gavetta, dall’Under 6 alle Senior mi danno sicuramente una visione a 360° gradi dell’esigenze dei club ed è questa sicuramente quella che voglio metter a piena disposizione del movimento regionale.
Cosa ti ha portato ad accettare questo importante ruolo?
Come in tutte le sfide vi sono delle motivazioni estrinseche ed altre personali. Ho percepito sin dal mio arrivo tre anni fa in regione l’enorme potenziale di questo territorio. La rete di Società, di Infrastrutture, di impianti sportivi, la ricchezza produttiva sono tutti elementi che in Emilia-Romagna esprimono grandi eccellenze ed uno standard mediamente alto di professionalità ed interesse. Abbiamo in regione una delle massime espressioni del rugby ad alto livello quale la franchigia della Zebre Rugby con cui sviluppare sicuramente progetti e sinergie. Un territorio grandissimo che ha nella conformazione geografica, ad esempio, uno degli elementi critici su cui lavorare; da Piacenza a Rimini per intenderci la distanza è tanta e trovare modo di render tutti partecipi ad uno stesso processo è sicuramente una delle motivazioni che sento; dare maggior omogeneità su tutto il territorio al movimento rugbistico, in tutte le sue declinazioni, è il focus.
Quelle personali sono motivazioni più dirette; amo le sfide e percorrere dei viaggi importanti di crescita insieme a persone motivate, godendo sia del viaggio che dei risultati raggiunti, è qualcosa che mi appartiene profondamente. In questo caso percepisco e condivido da parte di tutti i soggetti interessati, in primis il nuovo consiglio del Comitato Regionale Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby ed i tecnici e dirigenti, che ho già avuto modo di incontrare, il desiderio di esser squadra; lo considero un fantastico segnale del fatto che sarà un bellissimo viaggio.
Una rivoluzione per quel che riguarda la struttura dei centri di formazione, spiegaci cosa cambierà e in cosa la struttura tecnica del comitato regionale potrà dare il suo fondamentale apporto?
L’organizzazione del lavoro in Under 17 cambia radicalmente sulla base delle indicazioni del nuovo Consiglio Federale. Da quest’anno l’attività dei centri di formazione, in preparazione dell’alto livello, torna nei club ed ogni società avrà il compito di sviluppare il percorso dei ragazzi in categoria e, per quelli che risponderanno a criteri di individuazione e selezione, di mettere a disposizione le risorse strutturali e tecniche per consentire lo sviluppo delle capacità fisico/tecniche del singolo atleta. Andranno quindi individuate le società che dispongono già di tutto il necessario per poter avviare questo processo e quelle che richiederanno un maggior sostegno da parte del Comitato Regionale che metterà a disposizione la propria rete di tecnici di area e preparatori coordinati da un responsabile del progetto ed ovviamente dalla mia figura.
Come sta a livello tecnico il movimento regionale dopo questa lunga e difficile pandemia?
La pandemia ci ha costretti tutti a rivedere i nostri personali orizzonti ed ha anche fortemente limitato la progettualità sia sul piano personale che professionale. La volontà percepita però è stata quella di esserci, di dare segnali forti di resilienza e di esser pronti a riprender il percorso nei circa 60 club del territorio. Ho vissuto in prima persona tutto questa, da tecnico e direttore di club del territorio ed ho quindi percepito sia le difficoltà dei mesi di quarantena, quanto il riaffacciarsi al campo di tante bambine e bambini, ragazzi, giocatori, genitori appena il virus ci ha dato un attimo di respiro.
Nella lunga pausa, grazie anche alla nuova piattaforma di e-learning sviluppata dalla Federazione Italiana Rugby, vi è stato un aumento esponenziale di tecnici ora disponibili e spendibili nelle attività del movimento regionale e che saranno sicuramente artefici della ripresa.
Come dicevo prima, il potenziale è enorme, le capacità tecniche altrettanto e si tratta ora solo di metterle in moto nel giusto modo, seguendo insieme una rotta ben precisa.
Vi sono alcune figure, che lavorano più in ambito gestionale e di sviluppo, e mi riferisco agli RSC (Responsabili Sviluppo Club) e ESR (Educatore Sviluppo Rugby), per cui la federazione ha sviluppato precisi percorsi di formazione; ritengo che debbano esser presenti in ogni club del territorio e su questo conto di impegnarmi molto nel raggiungere tale obiettivo.
Su quali aspetti concentrerai maggiormente la tua attività in questi primi importantissimi mesi?
La priorità ora è di ripartire in modo consapevole e sostenibile; quindi sicuramente andrà fatto uno screening di tutte le società del territorio, una verifica di quali eventuali danni ha apportato il lungo fermo dovuto alla pandemia e quanto è necessario per far ripartire tutti, il dogma è nessuno deve restar indietro. Conto di visitare ogni club della regione, incontrare dirigenza e staff di ogni singolo club e verificare insieme tutte le azioni da metter in campo.
E invece a medio termine quali sono le sfide che ti aspetti?
La riorganizzazione delle categorie su anno dispari non ha ovviamente solo una valenza numerica e di mantenimento dei ragazzi in categoria per un anno ma richiede una profonda riorganizzazione del lavoro e di proposta formativa dei club; le categorie under 5 e under 19, ad esempio, comportano un ampliamento e modifica dello scenario formativo. Massima attenzione dovrà esser indirizzata allo sviluppo di tutte le attività ludo/formative per una categoria, under 5, che porterà al campo bambine e bambini in un ambiente che li accolga al meglio, mentre per gli under 19 si tratterà di dar tempo ai ragazzi di sviluppare al meglio tutte quelle caratteristiche fisico/tecniche -la loro personale cassetta degli attrezzi- che permetta loro il passaggio al rugby seniores in modo tale da ridurre al massimo il fenomeno dell’abbandono. Ovviamente questa sono solo due delle categorie che richiederanno nuove e diverse attenzioni. Va ampliato il rapporto di collaborazione con la scuola, a tutti i livelli, per progetti che possano svilupparsi sul territorio e a livello generale creare un rapporto stretto di collaborazione con le università; la regione presenta un invidiabile rete di atenei ed auspico che si possa portare il rugby all’interno di essi e magari arrivar ad una proposta sportiva quale potrebbe esser un circuito seveno rugby a 5. Altra, e non ultima, sfida che mi sento di accettare è quella di sviluppar in modo denso ed armonico, lungo tutta la regione un sostanziale aumento dell’attività femminile.
Che messaggio ti senti di mandare ai club, tesserati, genitori e a tutto il movimento regionale?
Il rugby esprime tanti, tantissimi valori che sono riconducibili e spendibili nella nostra vita personale.
In questa tempesta in cui ci siamo trovati tutti, possiamo ricondurre la capacità di resistere, di avanzare e di sostenere ai pilastri fondamentali del nostro Sport.
Credo che lo sport in generale, ovviamente il rugby nello specifico, debba aiutare a far vivere una positiva esperienza a chiunque si avvicini al nostro mondo in veste di atleta praticante, genitore, dirigente, tecnico; tutti devono poter esserne positivamente coinvolti.
Ritengo mio ruolo e compito agevolare e sostenere questo processo e per la durata del mio mandato sarò sempre totalmente a disposizione di chiunque voglia cercare un confronto, una condivisione o il sostegno a progetti ed idee.
Quale sarà la tua squadra di tecnici?
La squadra è in via di definizione e stiamo verificando, anche a seguito del prolungato fermo imposto dalla pandemia, le disponibilità dei tecnici che in passato hanno fatto parte dello staff regionale; esploreremo inoltre la disponibilità di eventuali nuovi innesti all’interno del gruppo di lavoro.