Dopo il saluto a Stefano Raffin il Comitato Regionale Emilia-Romagna della Federazione Italiana Rugby dà il benvenuto al nuovo responsabile tecnico regionale: Nicola Aldrovandi.

51enne nato a Bologna, si è formato rugbisticamente nel Rugby Bologna 1928, squadra a cui ha legato indissolubilmente la sua carriera da giocatore, insieme al Rugby Modena, con passaggi al Gran Parma e nel campionato spagnolo. Di ruolo trequarti centro, può vantare 3 caps e 5 mete con la maglia della Nazionale Azzurra, raccolti nel 1994 sotto la guida del CT George Coste  La carriera ovale ha portato Aldrovandi ad allenare a Castel San Pietro, CUS Bologna, il Rugby Bologna 1928, prima di entrare nello staff tecnico federale nel 2013, seguendo il centro di formazione territoriale bolognese e poi come tecnico di Area per Bologna-Ferrara-Modena.

Come ti sei avvicinato al rugby e che esperienza puoi condividere coi tecnici dei 60 club affiliati al CRER? 

Ho iniziato per tradizione familiare, da parte di padre e zio, per poi crescere nella mia passione e di fatto non abbandonare più questo splendido sport. La mia esperienza conta ormai 35 anni di rugby tra giocato e allenato, avendo vissuto sia il rugby di base che l’alto livello; negli anni sotto lo Staff Tecnico Federale il mio bagaglio culturale si è arricchito grazie ai rapporti tessuti con il territorio e alla parte didattica del nostro lavoro, in cui ho imparato molto sulla formazione e le qualità necessarie per un buon tecnico. Era un mondo che non conoscevo e che mi ha arricchito molto, cercando sempre di trasmettere ai ragazzi che ho allenato i valori e gli insegnamenti che ho ricevuto. Il mio obiettivo è quello di dare il maggior sostegno possibile agli allenatori di base, perché fanno il lavoro più importante all’interno delle nostre società, e hanno il compito di trasmettere i valori fondamentali del nostro sport ai più piccoli. Sono il primo volto dei nostri club, e voglio instillare in loro la consapevolezza del loro ruolo: sono dei veri primi attori, al pari dei loro ragazzi, e devono essere preparati ad esercitare questo ruolo al meglio.  

Cosa ti ha portato ad accettare questo importante ruolo e cosa vuol dire per te da emiliano-romagnolo? 

Ho accettato quasi immediatamente questo incarico: lo vedo come una sfida, io sono un uomo di campo, la mia mentalità deriva da questo. Ora passo “dietro la scrivania” mantenendo lo stesso spirito e senza dimenticare la mia anima. Per questo ritengo fondamentale la nostra struttura di tecnici, perchè sono loro a relazionarsi con i ragazzi e a valutarne il potenziale e i miglioramenti. Come movimento abbiamo grandi potenzialità, esprimendo tanti bei risultati a tutti i livelli giovanili, e grazie all’ottimo lavoro di squadra svolto a livello di staff negli ultimi anni conosco molto bene il territorio e le realtà che vi lavorano. Dobbiamo porci l’obiettivo di crescere ancora, perchè possiamo arrivare a competere con le grandi regioni a livello di numeri e qualità, come dimostrato negli ultimi anni. Ho la fortuna di avere una strada già dettata dai miei predecessori, che ringrazio per questi anni di collaborazione, con progetti importanti che voglio portare avanti e ampliare, collaborando strettamente con le realtà del territorio. 

In relazione al passaggio alle categorie di età pari, In cosa la struttura tecnica del comitato regionale potrà dare il suo fondamentale apporto? 

Prima di tutto sarà necessario definire lo staff al completo, per poi partire con il lavoro a pieno regime. La cosa importante è far capire che noi, come struttura, siamo a piena disposizione delle società, e se ci si presenta un problema più grande delle nostre possibilità, dobbiamo lavorare per colmare le nostre mancanze. Riguardo a questa novità in particolare, sta a noi aiutare i club nel passaggio alle categorie pari, che teoricamente dovrebbe aiutare le società a livelli di numeri, ma che noi dobbiamo monitorare. Le società dovranno vedere il Comitato come un apparato al loro servizio, e da parte nostra sarà necessario capire le difficoltà e le necessità delle singole realtà per intervenire in modo efficace. 

Come sta a livello tecnico il movimento regionale al tuo arrivo?

Ho potuto toccare con mano solo una parte del lavoro svolto, avendo seguito nei miei anni da tecnico principalmente i ragazzi di età Under 14 e Under 16, e sarà uno dei miei primi interessi aggiornarmi sui progetti di Promozione e Sviluppo per le attività di minirugby, affiancando figure esperte del nostro staff al lavoro delle singole società. Per quanto riguarda i ragazzi più grandi invece vorrei seguire l’impostazione data dai miei predecessori, in cui veniva data grande importanza alle selezioni regionali come momento fondamentale della crescita degli atleti. Si tratta di momenti che devono servire ai ragazzi per aumentare la loro consapevolezza, confrontandosi con i propri “avversari” delle altre squadre e creando un gruppo capace di competere ad alto livello: I risultati ottenuti negli ultimi anni dimostrano che è la strada giusta. A livello di società, la nostra regione presenta molta varianza di qualità e numeri: abbiamo punte di Eccellenza, che competono per i campionati nazionali, e aree in cui invece la situazione è più complessa. La sfida è quella di alzare il livello complessivo e favorire la crescita dei club emergenti: solo lavorando a stretto contatto possiamo ottenere benefici per tutti. 

Su quali aspetti concentrerai maggiormente la tua attività in questi primi importantissimi mesi?

Insieme al Consiglio, che ringrazio per avermi aiutato nell’inserimento, abbiamo già analizzato le criticità presentate dai club: la sfida più grande sarà fare un grande lavoro di reclutamento, cercando di intervenire nelle aree dove i numeri sono più bassi. Serve una base molto larga per arrivare a costruire un movimento sano, intervenendo soprattutto per l’età della futura under 14, lo storico “ostacolo” che segna la perdita più importante di praticanti per il nostro sport. La chiave sarà un dialogo costante e specifico con i club, in modo da trovare soluzioni su misura per ciascuno. In questo senso, FIR mette a disposizione diversi mezzi da sfruttare, sta a noi divulgarli e farli conoscere per essere utilizzati. 

Che messaggio ti senti di mandare ai club, tesserati, genitori e a tutto il movimento regionale?

Da parte nostra ci sarà sempre massima disponibilità e collaborazione verso tutti. La mia attenzione sarà rivolta principalmente verso gli allenatori, in modo da garantire uno sviluppo tecnico importante per tutto il nostro movimento. Il messaggio fondamentale che voglio condividere è che lo sport deve essere inclusivo, dobbiamo permettere a tutti di partecipare al nostro sport e di condividere i nostri valori, aprendoci il più possibile. Questo riguarda tutte le età e soprattutto il movimento femminile, a cui dobbiamo dare ancora più visibilità e valorizzare meglio. Il rugby deve essere una casa per tutti, e noi dobbiamo sempre essere aperti ad accogliere e ad attirare chiunque voglia avvicinarsi.